Sliding me....

martedì 4 dicembre 2007

Chi ha tempo non metta tempo...



Tempo
I.
Il picchio è tornato a battere come ogni anno sempre sulla stessa corteccia con un rumore di semi caduti per terra. Ora gli uomini vanno per vie traverse ignorano la strada dritta non sentono che qualcuno li chiama alle svolte. Il tempo è pesante come un pezzo di muro ogni ora come un sasso ci grava sul cuore le case non sono più quelle d'una volta è spento il camino e tra i mogani le parole d'un giorno impossibili a ripetersi ora giacciono inerti. I conti non tornano più sull'oro degli specchi l'oro della gioventù è patina di polvere. Forse non è come ogni anno se il picchio batte più forte alla stessa corteccia
II.
un tempo per nascere un tempo per morire un tempo per pascere un tempo per dormire e tutto era perfetto logica ogni azione il treno era diretto vicina la stazione un tempo per pregare un tempo per godere un tempo per peccare un tempo per vedere un tempo.
III.
Non basta più guardare in cielo le costellazioni Andromeda vagante o il Carro dell'Orsa per inventare nuove e fragranti consolazioni o dire parole d'amore vecchie come le stelle avvolgendole in seriche trine di versi preziosi non basta più guardare il mare la spuma sugli scogli e dire che così è la vita che va e viene come l'onda e che dopo tutto ci sono i fari a guidarci (e qui risolino sapiente e compiaciuto di professore in pensione). E guardiamoli i fari hanno sempre una luce monotona verde-rossa scandita nel buio noi siamo perduti in una fossa di sangue e fango ed essi non hanno mani hanno solo una luce che c'importa? Non bastano i fari le stelle non è vero non sono I'occhio di Dio
IV.
i savi hanno i perché hanno le labbra rosse conoscono le mosse per dare matto al re
V.
E allora dovremmo volgerci alla croce e guardare il suo volto esitanti come l'uomo che torna a casa da lontano e non sa di che cosa parlare perché tutto ci è stato tolto come a lui fu fatto anche le nostre mani sono legate dietro la schiena e qualcuno ci ha sputato sul viso ma noi rifiutiamo la sua corona di spine o la canna-bastone tra le mani noi non siamo re non vogliamo esserlo neppure nel dolore e poi ha gli occhi troppo buoni domani un altro potrà percuoterlo metterlo sulla croce o dargli l'aceto ed egli offrirà l'altra guancia dicendo a suo padre che perdoni. Bisogna dire di no alla sua pietà tremenda levategli la corona è un uomo come noi un uomo che ci cammina accanto chiamandoci fratelli e ci porge la mano
VI.
i preti sono grassi hanno la fronte pura il Maligno ha paura e corre via tra i sassi.
VII.
È questo il tempo della tempesta l'ago della bussola gira nel vuoto è impazzito le vele le vele scoppiano come i palloni dei bimbi il timone è senza timoniere ma il capitano gioca ai dadi nella sua cabina è al caldo ascolta alla radio una musica lontana che parla di donne belle come cavalle in amore la poppa si gira per conto suo sobbalza la prua non sa come fare a tagliare le onde gli alberi si piegano le corde ad una ad una si spezzano qualcuno s'è messo il cuore in pace ed è pronto a tirare le somme dicendole in un'ultima parola c'è anche chi attorno si guarda e vorrebbe chiamare il capitano ma il capitano non si fa vedere è comodo nella cabina le capstain il whisky ascolta una musica che parla di donne in amore
VIII.
il pane per mangiare il letto per dormire mani per lavorare e cuore per soffrire
IX.
Orlando sente che la morte lo prende e sulla roccia vorrebbe spezzare la spada Ulisse naviga ancora Rinaldo pensa ad Armida Francesco raduna gli uccelli e parla loro di Dio Cleopatra aspetta il morso del serpe Giuda ha i trenta denari ma c'è qualcosa che non va Tommaso tocca il costato e allibisce ecco l'immagine l'immagine varia e diversa e sempre uguale dell'uomo noi non siamo più loro loro non sono più noi il gallo ha cantato tre volte ma noi non abbiamo tradito abbiamo sorriso però se il fratello è caduto se la vergine è stata frugata ma non abbiamo tradito ecco l'immagine diversa dell'uomo non è più questa ora non abbiamo la spada la nave il giardino incantato abbiamo solo le mani per coprirci gli occhi
X.
ecco strade fiorite nei romanzi d'amore tra sussulti del cuore e bocche illanguidite
XI.
Non c'è più un tempo per nascereun tempo per morire si nasce e si muore nello stesso momento infinite morti ci assediano è l'ora che ognuno raccolga in sé la morte degli altri il frumento assiderato dal gelo il topo che si dibatte nella gabbia il marito che piange la moglie infedele. E l'ora di cogliere il dolore degli altri in una mano e portarsela in fronte a stamparvi croci e croci in rosso udire il nostro grido nella bocca dell'uomo che ci passa accanto per caso è l'ora di aprire tutte le finestre tutte le porte abbattere i muri se occorre per poterci guardare negli occhi trovare una parola nuova che non sia preghiera ma urlo. E l'ora che dalla morte nasca la vita
XII.
il letto è nero e duro la donna è sfatta e molle dovrà cadere un muro il sole non dà luce la luna è bianca e fredda nessuno ci conduce il ciclo è verde e viola la strada è morta e vuota nessuno ha una parola
XIII.
Più d'ogni altro anno il picchio è tornato a bussare alla stessa corteccia più volte il cavallo è stramazzato sulla strada e s'è alzato di nuovo sotto i calci ora bisogna slegare il carro bruciare le redini ora bisogna trovare un principio e una fine trovare il tempo della nascita opposta alla morte cercare oltre le spine la rosa oltre la neve il calore e ridere del riso dei santi e dei folli.
Andrea Camilleri, 1948

Dedicato a tutte le persone alle quali non ho dedicato il giusto tempo...

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